Nostalgia

“Portrait d’Anne” André Lhote

Sembra che la nostalgia, almeno quella più vaga e indefinita, sia un sentimento che valga la pena di essere vissuto senza troppi indugi. Che altro c’è che non sia scontato o definito. Lasciarsi prendere dalla nostalgia quantomeno porta con sé sia il dolore che il piacere del rimpianto. Siamo stati bene in quel punto, in quella circostanza, in quel preciso istante, e vorremmo ripeterlo; ci duole sapere che non sarà mai possibile, ma sappiamo che è stato.
In quell’incrocio spaziotemporale, anche se non sappiamo neppure ricordarne il senso, siamo stati felici.
Pessoa nel suo Libro dice: “Nostalgia! Ho nostalgia perfino di ciò che non è stato niente per me, per l’angoscia della fuga del tempo e la malattia del mistero della vita.”
La nostalgia di quei periodi in cui la consapevolezza era relativa e la certezza densa, tempo in cui si ha la sensazione chiara della “possibilità”. Al tempo non si comprende che molte di quelle certezze sono legate esclusivamente alla gioventù (non alla considerazione plausibile di avere molto tempo davanti) ma proprio alla gioventù. Quando si ha la sensazione che i fatti possano prendere una svolta da un momento all’altro. Quando si crede che gli avvenimenti, i progetti, dipendano anche da una buona dose di casualità, cioè la probabilità che possa verificarsi ciò che si desidera, è moltiplicata all’infinito. Molti progetti sono quindi rimandati ad un futuro talmente vago che alla fine molti li dimentichiamo. Poi il futuro arriva perché era dietro l’angolo. Ḕ tardi, la nostalgia c’è anche perché è tardi. Ḕ la nostalgia dell’inconsapevolezza, della speranza, della proiezione di un tempo che sarà.
“Il mio passato è ciò che non sono riuscito ad essere. Non ho nostalgia nemmeno delle sensazioni di momenti passati: quello che sentiamo esige il suo momento; quando il momento è passato si volta pagina, la storia continua ma non continua il testo.” Sempre Pessoa ne “Il libro dell’inquietudine”.